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23/1/08 - 142 click

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penna Capodanno a Firenze hablando espanol!

Per vari motivi mi sono trovata a decidere del mio Capodanno proprio all’ultimo minuto: partire per una città che avevo sempre sognato di visitare con due amici e incontrare un gruppo di persone estranee che parlavano quasi esclusivamente in spagnolo oppure partecipare ad una cena tranquilla con persone che conosco e con cui mi sono sempre trovata bene? Con un piccolo aiuto ho scelto di rischiare e ho vinto!

E’ stato uno dei Capodanni più divertenti mai trascorsi, soprattutto grazie alle bellezza di una città che mi rimarrà sempre nel cuore ed alla imprevedibile, incontenibile e spensierata compagnia de “Los amigos Espanoles”. Nel mio spagnolo molto maccheronico riuscivo a farmi capire a sufficienza e ho imparato più in quei cinque giorni che in un mese intero di studio, anche se il primo giorno avevo il mal di testa dal sentire parlare solo casigliano e valenciano!

Cinque giorni non sono sufficienti a vedere tutto di Firenze, ma noi ce li siamo fatti bastare ugualmente, cercando di visitare quanto più possibile.
Il primo giorno è stato utilizzato per sistemarci nell’appartamento affittato per l’occasione, lasciandoci giusto il tempo di una pizza e di una birra alla sera, seguite da un primo giretto tranquillo nel centro città.
E’ dal secondo giorno che abbiamo iniziato a fare sul serio, con una lunga visita a San Lorenzo: siamo partiti con la biblioteca Medicea Laurenziana realizzata da Michelangelo, cui si accede attraverso una piccola scalinata in marmo.

Qui splendide vetrate (di trenta ne sono rimaste ventisette) donano una luce suggestiva agli interni e l’occhio rimanda di continuo dal bel pavimento in cotto ai banchi in legno e al soffitto: ovunque sono presenti disegni di capre, a celebrare Cosimo il Vecchio de’ Medici, per l’appunto nato sotto il segno del Capricorno.
Completiamo la visita dando uno sguardo non troppo rapido alla mostra di animali fantastici (una raccolta di libri antichi decorati con disegni di animali mitologici), al tesoro di San Lorenzo (ricco di reliquari, calici e oggetti vari in argento) e alla chiesa vera e propria di San Lorenzo, realizzata da Filippo Brunelleschi, dagli spazi ampi e di moderna concezione, fusi in uno stile rinascimentale all’epoca della costruzione ancora in pieno sboccio.

Lasciata la chiesa ci concediamo un giretto al mercato prima di pranzo: l’aria è fredda, ma la giornata è abbastanza serena dal punto di vista meteorologico, il che rende la passeggiata gradevole.
E’ ora di pranzo: abbiamo prenotato in un ristorantino che pare avere prezzi onesti e cibo caratteristico: la scelta si rivela indovinata e dopo aver chiesto consiglio al nostro simpaticissimo cameriere (un vero veterano del servizio ristorazione) mi convinco ad assaggiare la celebre “ribollita”. E’ una sorpresa che mi scalda il cuore e rende felice il palato! Questa zuppa “povera”, fatta di pane e verdure, cotte e poi passate per venire infine ricotte, si rivela una squisitezza!
Per il secondo il nostro simpatico cameriere ci impedisce di rifiutare un ottimo coniglio in umido, dal sapore robusto che ben si accompagna al vino rosso della casa.
Concludiamo il pasto con cantuccini e vin santo, che hanno costituito uno dei leit motive della vacanza!
Parliamo ad alta voce dei nostri progetti per la serata e chiediamo consiglio ai proprietari del locale, i quali ci sconsigliano di uscire di casa proprio a mezzanotte o, quanto meno, ci suggeriscono di prestare molta attenzione, perché il passaggio al nuovo anno, è spesso accompagnato in città dal lancio di bottiglie di vetro fuori dalle finestre

Il pomeriggio viene impiegato per la spesa per il cenone e la preparazione dello stesso.
La preparazione della cena, impostata prevalentemente sulla tradizione spagnola, è allegra e vivace: ci aspettano tortillas, pane toscano, insaporito con il pomodoro (letteralmente spalmato sopra) prosciutto crudo, insalata di gamberetti e salsa rosa, insalata di verdure, grana e noci, dolci vari.
Mezz’ora alla fatidica mezzanotte: gli spagnoli mi informano che, per rispettare la tradizione, quando mancheranno dodici secondi all’inizio del nuovo anno, dovremo mangiare un totale di dodici chicchi d’uva, uno a secondo!
Questa divertente usanza propiziatoria è stata da noi rispettata a fatica: incapace di rimanere seria per l’atmosfera festosa, scoppio a ridere con appena sei chicchi d’uva in bocca e rischio il soffocamento!

E’ MEZZANOTTE! Il 2008 inizia tra le risate, ci abbracciamo in un augurio generale, stappiamo uno spumante e ce ne stiamo in casa un’ora e mezza prima di andare a vedere che cosa offre la notte del primo dell’anno fiorentina.
Le strade sono piene di gente e, come preannunciato, si vede qualche bottiglia volare alto, ma noi prestiamo attenzione e non ci capita niente di male.

Il giorno dopo il risveglio non è nemmeno troppo lento, per le dieci e mezzo siamo in piedi e decidiamo per un giro in città. Oltrepassata Santa Maria del Fiore, dato uno sguardo approfondito al Battistero con le splendide porte del Ghiberti, ci dirigiamo verso la bellissima Piazza della Signoria.
Qui le bellezze da ammirare non mancano di certo, anche se fatico a credere che possa essere lo stesso luogo che la sera prima era letteralmente invaso dai fuochi d’artificio, bottiglie di birra e spumante, sporcizia varia! Tutto è stato ripulito a tempo di record e, con sullo sfondo il Palazzo Vecchio (antica residenza dei Principi medicei), ammiriamo la Fontana del Nettuno di Bartolomeno Ammanati, realizzata nel 1500 in marmo e bronzo e la bellissima Loggia dei Lanzi, che protegge dalle intemperie il mirabile “Perseo” di Benvenuto Cellini, in bronzo su base marmorea, e il “Ratto delle Sabine” del Giambologna.

Adiacente al Palazzo Vecchio si trova la Galleria degli Uffizi, costruita dal Vasari a partire dal 1560 e, oltrepassata la loggia di fondo dell’edificio, si può godere una splendida vista sull’Arno dal romantico Ponte Vecchio.
Girovaghiamo fino a sera, sbocconcellando un panino verso le cinque, per poi rimetterci in marcia. Saranno circa le otto quando andiamo a visitare da fuori l’Ospedale degli Innocenti, realizzato nel 1400 da Filippo Brunelleschi. Con le sue proporzioni ampie date dall’uso degli archi a tutto sesto e del rapporto architettonico tra altezza e distanza, la semplicità decorativa, la grande razionalità della struttura, l’edificio dona un aspetto aggraziato alla piazza SS. Annunziata.

E’ il 2 gennaio, il giorno dopo è l’ultimo a disposizione e le cose da vedere sono ancora tante!
Iniziamo con quella che sta più a cuore alla maggior parte di noi: ci mettiamo in fila per gli Uffizi. Vista la proverbiale lentezza della coda, assolutamente non smentita dall’esperienza diretta, ci dividiamo in due gruppi: il primo, composto da me e due spagnoli, va’ a visitare il Duomo, il secondo rimane ad aspettare che diamo loro il cambio.

La Cattedrale di Santa Maria del Fiore, duomo di Firenze, fa quasi girare la testa con la sua maestosità, i suoi spazi ampi trattenuti solo dal soffitto a capriate in legno lungo il percorso della lunga navata che si conclude con la struttura concentrica su cui poggia la cupola simbolo della città.
Concepito sul finire del XIII secolo da Arnolfo di Cambio, architetto di fama incontrastata nel Duecento italiano, il Duomo è opera di costruzioni e rimodellamenti successivi (in particolare di Francesco Talenti), che, pur tenendo in massimo conto il progetto dell’artista, apportarono innovazioni e migliorie, oltre ad elementi stilistici successivi (ne è un esempio la facciata del Duomo realizzata nel 1863 in stile neogotico).
Attraversiamo tutta la navata fino a giungere al limite del presbiterio: la mirabile cupola del Brunelleschi è sopra ai nostri occhi! Realizzata a partire dal 1423 da Brunelleschi e Ghiberti, venne costruita in base al progetto del primo in seguito all’allontanamento dai lavori del Ghiberti. Brunelleschi realizzò due cupole concentriche praticamente disposte l’una sopra l’altra, allo scopo di rendere fattibile il supporto reciproco degli strati in base al sistema dei mattoni incassati a spina di pesce.
Osservo le persone che salgono con non chalance i gradini che portano in vetta alla cupola: ammirare da vicino il capolavoro di Brunelleschi (mi sembra che il prezzo da pagare per questo sia di dieci euro) mi tenta, ma, al solo vedere altra gente che cammina a non so quanti metri d’altezza mette un freno alla mia sete d’arte!

Lasciamo la splendida chiesa e percorriamo la strada a ritroso. I nostri amici sono ancora in fila: ci vorranno all’incirca due ore prima di riuscire ad avvicinarci all’entrata! Nel frattempo abbiamo gustato il nostro pranzo al sacco, fatto di panini al prosciutto crudo e salame.
Tocca al secondo gruppo allontanarsi per visitare il Duomo: io inganno l’attesa del loro ritorno e dell’entrata in museo cercando di capire qualcosa del fiume di parole spagnole che mi vengono rivolte e imparando alcune colorite espressioni!

Finalmente è arrivato il momento di entrare. C’è ancora un ostacolo da superare prima di poter fare il biglietto: è necessario passare attraverso un metal detector sotto lo sguardo severo, ma in fondo simpatico, di una guardia.
Espletata anche questa formalità ed acquistato il biglietto siamo pronti per iniziare la nostra visita. Il museo degli Uffizi è dislocato all’ultimo piano del Palazzo. La prima cosa che notiamo è il soffitto, un vero trionfo di colori e decorazioni eleganti.
Elencare tutti i capolavori che è possibile ammirare negli Uffizi richiederebbe troppo tempo, ragion per cui mi limiterò ad accennare solamente ad alcuni quadri che mi sono rimasti impressi, a partire dalla gigantesca pala di circa tre metri per tre dell’”Adorazione dei Magi” di Gentile da Fabriano. Capolavoro indiscusso dell’artista, questa tempera su tavola fu dipinta nel 1423 e ciò che colpisce soprattutto (oltre all’originale scelta di far occupare alla scena centrale tutto il campo del dipinto) è la cornice dorata tardo gotica, stupendamente intarsiata.

Non certo per bellezza, ma proprio per il ricordo indelebile che ne ho conservato fin dai tempi in cui studiavo storia dell’arte alle scuole superiori, mi ha colpito vedere i “ritratti di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza” eseguiti da Piero della Francesca. Dipinti tenendo conto dello stile fiammingo, i due ritratti compongono un dittico di piccole dimensioni, che, tuttavia, cattura l’attenzione e riesce a non farsi dimenticare.

Quando, dopo sale e sale, mi trovo al cospetto del cruento olio su tela “Giuditta e Oleoferne” di Artemisia Gentileschi, una delle poche donne che abbiano lasciato un segno profondo nella storia dell’arte, rimango a bocca aperta per la potenza espressiva della tela, in cui si riconosce l’influsso del padre, Orazio Gentileschi, ardente seguace ed imitatore dello stile realistico di Caravaggio.
In un turbine di immagini splendide a dir poco, tra Leonardo, Michelangelo, Verrocchio, Tiziano, Parmigianino, Giotto, rimaniamo tutti incantati nell’entrare nella sala dedicata ad Alessandro Filipepi, meglio conosciuto come Sandro Botticelli.
Decidere se sia più bella “La primavera” o “La nascita di Venere”, entrambe opere di notevoli dimensioni, ci risulta pressoché impossibile. E anche le altre tele non sono da meno per bellezza, gusto e delicatezza. Non so quanto siamo rimasti nella stanza al cospetto di quelle meraviglie, so solo che eravamo realmente estasiati e più che soddisfatti: quell’unica sala valeva il costo dell’ingresso!
La mostra è conclusa, ma saliamo in terrazza a godere del bellissimo panorama che la romantica Firenze ci offre.
Saranno le diciassette e tre quarti quando usciamo dal museo: l’aria è freddissima e il buio incalza. Di colpo ci rendiamo conto che uno degli spagnoli, Antonio, non è con noi: ogni tanto ha questa tendenza a sparire, è fatto così, libero ed indipendente. Torna da noi come se niente fosse e riprendiamo il cammino.
Andiamo a berci una bella cioccolata calda tra ragazze (gli uomini del gruppo sono piuttosto attratti da una caratteristica enoteca), per poi dedicare lo scarso tempo rimanente al fare la spesa. Per cena ci aspettano delle squisite fettuccine al tartufo, bocconcini di mozzarella e pomodori secchi.

E’ l’ultima sera, ma non siamo malinconici, semmai stranamente euforici e ridanciani: abbiamo voglia di divertirci ancora insieme, di ridere e scherzare, anche sul fatto che Antonio, non si sa bene come, ha perso quasi tutte le foto che aveva sulla sua digitale!
Refrattari a veder già finire la vacanza, usciamo per bere ancora qualcosa insieme. Entriamo in una sorta di jazz club, dove stanno suonando musica dal vivo. Sono più o meno le due quando torniamo a casa. Rincasando Antonio mi racconta fatti e fatterelli, oltre alla storia della sua città. Alcuni passaggi mi sfuggono, ma mi diverto ad ascoltarlo parlare e quasi non sento il freddo penetrante che accompagna i nostri passi.

Il giorno seguente è l’ultimo. Ci alziamo alle otto e ci comportiamo come se vivessimo insieme da un tempo lunghissimo. Antonio si incarica di tagliare enormi fette di pandoro per tutti. Decidiamo di andare a visitare la bella Basilica di Santa Maria Novella, sita nell’omonima piazza.
Edificata a partire dalla fine del XIII secolo la Chiesa colpisce all’interno per la sua lunghezza (quasi centro metri! In larghezza misura all’incirca 30 metri, suddivisa in tre grandi navate) e per il mastodontico Crocifisso realizzato da Giotto, posto in fondo alla navata principale.
Tra le numerose opere d’arte presenti nella Basilica spicca senza dubbio la “Trinità” del Masaccio, ma è solo una delle molte bellezze artistiche da ammirare. Come gli altri visitatori ci aggiriamo naso all’aria osservando, commentando, riflettendo.

Usciamo tardi dalla chiesa, ma siamo in tempo per un ultimo pasto tutti insieme nella nostra trattoria di fiducia vicino al mercato. Ordiniamo “topini al sugo” (ovverosia gnocchi), carne, patate fritte e vino. Ci facciamo delle grandi risate mentre Antonio ci elargisce con simpatia alcune delle sue regole di vita e proclama a gran voce che “italiani e spagnoli sono fratelli”!

E’ ora di lasciarci: avviene tutto di fretta perché abbiamo fatto tardi e gli spagnoli rischiano di perdere il treno che li porterà a Pisa, da dove si imbarcheranno sull’aereo per la Spagna. Un saluto rapido e indolore commenta la mia amica italiana. Ci dirigiamo alla macchina e lasciamo la bella Firenze, ognuno un po’ perso nei suoi pensieri. Mi torna in mente la frase di arrivederci che mi ha detto uno degli spagnoli: “goditi la vita perché è breve!” e ripenso a loro che si allontanano in direzione opposta alla nostra, correndo con le valigie appresso. Ripenso ad Antonio, una delle persone più matte e piene di vita che abbia mai conosciuto. Ripenso a quel sogno di tanti anni fa, io ragazzina che volevo andare a Firenze. Finalmente l’ho vissuto ed è stato fantastico oltre ogni mia aspettativa!
Durante questi giorni spesso mi capitava con gli altri italiani di citare battute tratte dai film di Leonardo Pieraccioni e per concludere il resoconto delle mie avventure fiorentine me ne torna alla mente una, tratta da “Il ciclone”, che, per come ho vissuto questa vacanza toscano - spagnola, calza a pennello: “Io gli dissi semplicemente: <<Gino! Domani vo’ in Spagna!>>. E lui, altrettanto semplicemente, mi rispose: <<Olé!>>”.



Commenti (5):
gigibuffon
alle 16:24:08
del 2/1/09
troppo lungo accorciatelo viene una noia incredibile
Gloria
alle 18:29:52
del 23/7/08
Che bello andare in gita con gli amici e divertirsi come dei ragazzi spensierati. L'ultima volta che mi sono recata a Firenze con mio marito, mentre a me interessavano chiese e costruzioni antiche o mostre, a lui solo i ristoranti e le pizzerie! Che delusione. Ho trascorso dieci giorni da sola e questa sera arriverà mio marito e invece di essere felice, sono un pochino seccata perchè finisce la mia libertà e un po' di riposo. Bisognerebbe dirlo a quelle ragazze che non vedono l'ora di sposarsi con un uomo!!!!!!Però un pochino la sua mancanza si fa sentire apranzo o a cena!
Illusione
alle 21:47:47
del 21/7/08
Non è affatto troppo lungo questo articolo, secondo me, è perfetto. Chi non è mai stato a Firenze, potrà avvalersi del la testimonianza altrui, chi, come me, ci è andato tanto tempo fa, non può che gradire questi racconti e la forma divertente in cui sono scritti. Va a finire che a forza di leggere e scrivere diventiamo un pochino più bravi anche noi lettori! Complimenti a tutto lo staff di : "Il bello edella vita" al loro impegno anche in piena estate. Grazie perchè ci fate sentire in compagnia, spero sia questo anche uno dei vostri obiettivi.
tpa
alle 13:22:30
del 9/7/08
Fai bene, ma attento che il romanzo non sia troppo lungo! :-)
Nick
alle 10:39:25
del 9/7/08
Mi sembra interessante, ma decisamente chilometrico! Viene il mal di testa a leggere un articolo così lungo, quasi quasi mi reco sul posto in treno e mi leggo, nel frattempo, un bel romanzo!


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