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23/10/07 - 47 click

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penna Londra: a cavallo tra modernità e tradizione

Londra: a cavallo tra modernità e tradizione

Non so se sia possibile trovare veramente le parole per descrivere l’irresistibile fascino magnetico che Londra emana. Ogni angolo ha una sua storia e si finisce, la prima volta che la si visita, per fotografare ogni cosa, perché tutto ha rilevanza e, come in un perfetto salotto, ogni cosa trova una propria dimensione un proprio posto più che consono. Tutto trasuda storia e al tempo stesso innovazione, creatività, capacità di distinguersi.

Il mio viaggio sarà breve, molto breve, sicuramente troppo per un luogo che meriterebbe almeno qualche settimana per iniziare ad essere conosciuto. Ma so accontentarmi quando le circostanze lo richiedono. Ho tre compagni di viaggio, due dei quali molto preparati sulla storia della città e felici quanto me di scoprirne le bellezze. Superato il check in all’aeroporto con un uomo serioso che controlla la mia carta d’identità, mi dirigo con gli altri al treno che ci poterà a Liverpool Street Station: da lì partono le altre linee metropolitane, intricate, ma estremamente efficienti. Lasciati i bagagli in albergo decidiamo di fare un primo giro di perlustrazione; oltrepassiamo per la prima volta il Thames: ha un colore che non ispira certo grande pulizia, ma lo scorcio in sé produce comunque in me una sensazione quasi romantica.

Decidiamo di andare a vedere la celebre Tower of London, la fortezza inglese assediata molte volte nei secoli, ma mai espugnata: edificata ai tempi di Guglielmo il Conquistatore, nel tempo ha funto da palazzo reale, da carcere, da zecca, da camera del tesoro e da zecca di stato. A guardarla sembra quasi incredibile che incarni una parte così importante della storia inglese. Qui sono, tra l’altro, ancora conservati i ricchissimi gioielli della corona inglese, che comprendono alcune tra le pietre preziose più grandi e belle del mondo. Poco distante dalla torre si trova il Tower Bridge, uno dei maggiori esempi di architettura vittoriana: è ormai sera e lo spettacolo è estremamente suggestivo! Luci argentee illuminano il ponte, e la torre affacciata sul fiume, con lo sfondo dei moderni edifici della City, offre un panorama da ricordare. Soltanto il freddo cui non eravamo preparati rischia di rovinare l’atmosfera: la saggezza ha il sopravvento e per evitare un brutto raffreddore torniamo in albergo.

Il giorno seguente inizia con una fantastica colazione: il bacon mi conquista immediatamente, al punto che tra i dieci motivi per cui andare a Londra (o, in generale, in Inghilterra) inserirei senza esitazione l’assaggio di questa pietanza, deleteria per la salute a lungo andare, ma deliziosa per sottolineare il gusto di una bella vacanza!

La giornata è piena di sole: non posso proprio dire di aver trovato il classico clima inglese caratterizzato da nebbia e uggiosità, ma non mi lamento.
Ci dirigiamo verso Parliament Square, dove si trova il palazzo di Westminster (sede del Parlamento), non lontano da Webminster Abbay, a ridosso del Thames. Ovunque c’è qualcosa da vedere e turisti di ogni parte del mondo che fotografano questo enorme patrimonio storico e artistico. Ad un’estremità del Palazzo del Parlamento si trova la leggendaria torre dell’orologio, meglio conosciuta come Big Ben: a vedere l’orologio della torre campanaria si direbbe che non sia molto grande, perciò ci sorprendiamo a leggere su una guida turistica che le sue lancette misurano ben 4 metri e che i suoi quadranti constano di un diametro di 8 metri!

Sto ancora considerando tra me e me la bellezza della piazza, quando, seguendo i miei compagni di avventura, mi ritrovo a fare la fila per salire sulla British Airways London Eye, che con i suoi 135 m, è la ruota panoramica più grande del mondo! Acquistati i biglietti al prezzo di circa 15 pounds, entriamo in una delle cabine (completamente chiuse e saldamente attaccate ai bracci della ruota): il panorama è indescrivibile. La vista si spande per decine e decine di metri, mostrando l’immensità di una città meravigliosa. Il giro è tranquillo, dura all’incirca mezz’ora e il momento più emozionante, secondo me, è sicuramente quello in cui si sta per arrivare in cima alla ruota e buona parte di Londra è stesa ai nostri piedi.

Quando scendiamo andiamo a scaldarci con un caffè: riempio il mio con il contenuto dei barattoli messi apposta sul bancone del locale assieme allo zucchero; dentro questi barattoli c’è cioccolato in polvere, ma anche cannella ed io purtroppo, presa dell’entusiasmo, mi servo da entrambi i contenitori, creando una autentica schifezza nel mio fino a poco prima promettente caffè, che per lo meno ha il grande pregio di essere caldo e quindi confortevole.

Ormai è pomeriggio e decidiamo di trascorrere buona parte del nostro tempo nei mitici grandi magazzini su sei piani di Harrod’s. Oltre alla struggente statua in ricordo della Principessa Diana e del suo compagno Dodi Al-Fayed (e ad un enorme quaderno, cambiato ogni anno, in cui ognuno può scrivere una frase commemorativa per la sfortunata coppia), l’edificio contiene un po’ di tutto, come recita il celebre slogan: “tutto, per tutti, ovunque”. Ho sempre sognato di visitare Harrod’s, ma ora che mi ci trovo dentro, la sensazione che ne ho è quella di un grande circo pieno di gente, dove lo sguardo si perde e dove, più che acquistare, le persone pensano a visitare l’ambiente, come se ci si trovasse in una sorta di museo. I grandi magazzini, fondati nel 1849 da Charles Henry Harrod, occupano oggigiorno una superficie enorme, su sei piani (all’ultimo dei quali si trova addirittura un raffinato ristorante), con tantissimi reparti diversi, contenenti veramente di tutto. Le Food Halls al pianterreno sono spettacolari: cibo d’ogni genere ovunque, da una parte un pizzaiolo canterino offre un pittoresco spettacolo dedicato al cibo italiano, gettando in aria una pizza mentre canta una romanza. L’insieme è strano, eppure indiscutibilmente affascinante e, senza quasi accorgercene, ci ritroviamo a trascorrere l’intero pomeriggio in questo luogo di perdizione!

Verso sera decidiamo di cenare in un caffè francese, dove un gustoso Club sandwich restituisce il sorriso al nostro stomaco. Ripartiamo ricaricati e ci dirigiamo verso Piccadilly Circus, una delle piazze più famose della città, incrocio frenetico e chiassoso di quattro strade (Regent Street, Piccadilly, Haymarket e Shafetesbury Avenue), sede del Trocadero (centro commerciale la cui particolarità risiede principalmente nel fatto di offrire attrazioni laser e di realtà virtuale) e dei molti cinema e teatri nei quali si tengono costantemente musical e opere di vario genere.
Andare a Londra e non entrare almeno una volta in un pub è fuori discussione! Ne scegliamo uno carino e a me spetta l’onore di ordinare da bere: la cameriera è una ragazza simpatica e mi trovo a chiedermi se la presunta scortesia degli inglesi verso chi non parla perfettamente la lingua è una diceria, se è un discorso che nella Londra alla moda e cosmopolita non vale o se, semplicemente, i tempi stanno cambiando.

Un nuovo sole sorge su Londra ed io sono di buon umore perché è mattina e il mio bacon mi aspetta, insieme ai muffin, alle brioches, al caffè e al succo d’arancia: se penso che a casa bevo a mala pena un po’ di caffelatte alla mattina…

Per la giornata abbiamo in programma visite importanti: la prima tappa è Trafalgar Square, una piazza grande, disseminata di statue che ricordano la mitica battaglia combattuta e vinta dall’ammiraglio Nelson contro la flotta franco - spagnola nel 1805.

E’ qui che vengono organizzate manifestazioni di ogni genere, per lo più di carattere politico, ma soprattutto è qui che si trova la National Gallery, una delle pinacoteche più celebri del mondo, costruita nell’Ottocento e contenente alcune delle opere più significative della pittura occidentale. Come molti dei luoghi di cultura londinesi, anche qui l’ingresso è gratuito, una sorta di miracolo cui fatico ad abituarmi! Ancora incredula all’idea di essere ad un passo da un simile tempio dell’arte, imploro gli altri di poter entrare almeno un momento. A ripensarci ora sorrido del mio correre da una stanza all’altra cercando di riempirmi il più possibile gli occhi di tutta quella bellezza! Mi trovo davanti opere di Leonardo, Raffaello, Mantenga, Correggio… E quando dico davanti, intendo a meno di venti centimetri da me! Un’esperienza unica e indimenticabile. In ogni sala un guardiano, placidamente seduto su una sedia, controlla che nessuno abbia comportamenti inopportuni. Ogni tanto mi sembra perfino di scorgerne qualcuno a sorridere della mia espressione basita di fronte ai grandi capolavori dell’arte.

Con emozione ancora vibrante, ci dirigiamo verso Buckingham Palace: scopriamo che se sul pennone della residenza ufficiale dei Reali è issata la bandiera reale, significa che la regina è “in casa”. Dopo la lunga camminata sul viale alberato che conduce alla residenza, finalmente arriviamo e ci fermiamo un momento a fissare compiaciuti la bandiera che sventola. Trovo il palazzo tutto sommato molto semplice considerato il maestoso viale d’accesso, anche se questa semplicità è controbilanciata dai cancelli con il marchio reale disegnato in ferro battuto nero e oro e dalla splendida ed enorme fontana antistante il palazzo, raffigurante la regina Vittoria (la cui presenza a più di cent’anni di distanza si sente ancora fortemente in tutta la città, segno di una sovrana che ha davvero lasciato il segno) circondata da alcune figure allegoriche.

Diamo un’occhiata al di là dei cancelli, in realtà c’è poco da vedere perché per questo giorno non ci sarà nemmeno il tradizionale cambio della guardia, ma ci solleviamo il morale quando scopriamo che è possibile farsi scattare una foto con una delle guardie; il “nostro” uomo ha l’aspetto pacioccone, ma al tempo stesso sembra “vecchio stampo”: cordiale e attento a svolgere al meglio il proprio lavoro. E’ molto richiesto per le fotografie e perciò attendiamo con pazienza il nostro turno.

Dopo il simpatico click, continuiamo la nostra passeggiata in direzione Hyde Park, che si trova proprio alle spalle del Palazzo Reale. E’ in atto una simpatica rievocazione della battaglia di Trafalgar e si vedono un po’ ovunque uomini in costume. Entriamo nel parco attraverso l’ingresso principale, l’Hyde Park Corner, dal quale si diramano tre grandi sentieri: prendiamo quello di destra, che punta verso Marble Arch passando attraverso il celeberrimo Speaker’s Corner, l’angolo dove, dal 1872, si recano tutti coloro che sentono di avere qualche cosa da dire e qualche opinione che vale la pena di essere esposta e discussa con chiunque passi di là. Divertente e pittoresca, l’usanza acquista importanza soprattutto nei week end, quando la gente è più predisposta all’ascolto e al dibattito. Si discute di tutto: l’oratore sta generalmente in piedi su uno scagno o una scaletta e dice la sua, su politica e religione per lo più; alcuni cantano inni religiosi; un uomo ha appeso al collo il cartello “so tutto, chiedetemi ciò che volete”, un altro ne ha uno che recita “chiedetemi del big bang”. Alcuni parlano energicamente, gli animi si infiammano per qualche minuto, poi si scoppia tutti in grasse risate. C’è un po’ di tutto, ma soprattutto la voglia di confrontarsi, raccontarsi conoscersi.

Per il pranzo ci spingiamo fino a Notting Hill: è più curiosità per il luogo in cui è ambientato il famoso film omonimo con Hugh Grant e Julia Roberts, ma che altro vi aspettavate da un’accanita cinefila come me?!
Mangiamo in un locale molto esotico: non so dire esattamente che cosa ci sia nel piatto, ma ho troppa fame per fare domande. Una volta usciti in strada avanza ancora un posticino per qualcosa di dolce: in una specie di bar al di là della strada opto per una hot chocolate, mentre i miei amici scelgono un frozen iced coffee; non ho la più pallida idea di che cosa mi aspetti e penso che dieci minuti precauzionali dovrebbero essere sufficienti per far raffreddare la mia cioccolata. Ma a Londra quando dicono “hot” evidentemente non scherzano e mi ritrovo ad ustionarmi leggermente la lingua…

Oxford Street, nel West End, con i suoi negozi fatti apposta per lo shopping più sfrenato, non è l’ultima tappa della giornata: anche se è tardi e non c’è quasi nessuno, andiamo a dare un’occhiata da vicino alla City e alla St Paul’s Cathedral. La Cattedrale, una delle più grandi del mondo, è stata voluta dalla Regina Vittoria in ringraziamento al Signore per aver protetto i suoi sessant’anni di regno, come spiega una scritta in una lastra di cemento posta ai piedi dell’enorme costruzione.

Il giorno seguente purtroppo è l’ultimo di quest’avventura londinese: niente più bacon, niente più tè, niente più passeggiate nei giardini pieni di verde, fiori (rose per lo più) e persone…

All’aeroporto le misure di sicurezza sono ferree e mi trovo perfino a venir perquisita.
Il viaggio, breve ma intenso, è già finito. Torno a casa carica di entusiasmo e ricordi, ma soprattutto con un rinnovato amore per una città che è impossibile dimenticare…



Commenti (1):
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alle 08:22:26
del 1/4/11
Molto buono iniziativa.

Saluti!


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