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25/8/06 - 103 click

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penna A spasso col pensiero nel parco Trivale

A spasso col pensiero nel parco Trivale

Raggi dispersi di un timido tempo primaverile riscaldavano, finalmente, la terra della mia anima nutrita dall’odore delle umide foglie secche. La foresta - parco della città, il polmone che respira la freschezza di ogni stagione, gremita di gente. Era domenica e me ne andai a spasso nella compagnia del mio pensiero, il più fedele ed il più comprensivo amico.

Sono entrata nell’oscuro delle corolle rallegrate dal canto degli uccellini e dal salto allegro degli scoiattoli e mi sembrò di vedere il tempo rotolando davanti ai miei occhi, attraversando la lunga strada che portava nel cuore del parco. "Ti ricordi quest’edificio dei bambini?" - mi disse il pensiero. "Questo è il posto dove hai lavorato per tanti anni, è quella casa che tu chiamavi “La luce della foresta"!
Come non ricordarmi?! Era stato il mio riparo nei tempi della dittatura quando insegnavo ai miei ragazzi quant’è bella la vita libera! Avevo trascorso tante volte il bosco insieme a loro, avevamo cantato e recitato canzoni e poesie in lingue straniere che mai parlavamo o le sentivamo dal vivo! Adesso, andavo a spasso tra i ricordi e gli alberi maestosi che sembravano abbracciarmi, avvolgendomi nelle ombre e nelle luci del sole che penetrava tra le foglie tenere della primavera.

Stavo sprofondando in un abisso di ricordi quando mi svegliò il profumo di un piccolo mazzo di viole e di bucaneve. L’avevo raccolto senza rendermene conto, abituata a farlo ogni primavera. "Anche tu sei stata come questo bucaneve - mi disse di nuovo il pensiero - ingenua, semplice, con un discreto odore di fiore selvaggio!".
Era vero, un manto caldo di neve fredda ma pura, mi aveva protetta sempre dal buio della terra d’inverno, fin quando, bruscamente, un sole caldo ha fatto spuntare il prato verde della mia vita, intrecciando due trecce di raggi ed ombre nell’oscuro di un bosco.

I passi erano arrivati nel centro del parco “Trivale” che apriva, generosamente, uno spazio libero alla gioia e al gioco dei bambini, tra le aiuole dei fiori appena piantati, i fiori del pensiero, i più resistenti al fresco primaverile. "Vedi, pensiero - dissi - io sono come questa altalena, oscillo sempre tra l’azzurro del cielo ed il nero della terra! Con la punta dei piedi m’illudo di toccare l’infinito per sentire poi, quanto sono vicina alla bassezza della vita!".

La natura accese la mia fantasia e mi sedetti su una panchina a riposare domandando il pensiero: ”Cosa faccio se la mia anima è rimasta bambina in un bosco vecchio? Come mai potrei vivere?” Ed esso mi rispose: “Ritorniamo alla realtà, adesso siamo stanchi, domani sarà un altro giorno soleggiato di primavera e ci penseremo insieme!”

Ero stanca, stanca di lottare con raggi ed ombre che abbagliano! "Forse ho vissuto troppo tra le ombre della vita, fin quando io stessa sono diventata un bosco che sta vivendo nel fremito degli alberi, nel canto degli uccelli, nel gioco degli scoiattoli, tra sfumature fosche ingannevoli" - gli dissi di nuovo.

Serpeggiando tra tanti sentieri e pensieri avevo perso qualche fiore del mio piccolo mazzo e mi rattristai. "Non essere triste - disse il pensiero, andiamo a casa e scriverai per esse una bella poesia, così diventeranno immortali sulla tua carta!".

Aveva ragione, la poesia della primavera! Cosa avrebbe potuto essere più bello di una poesia sui fiori della più bella stagione?! Ma l’odore dei fiori, come potrei mai inserirlo tra le mie parole, tra i versi, tra le righe!? Come potrei conservare e rendere immortale anche il profumo della vita?! Chi sa, se il bosco potrà comprendere, davvero, questa fragranza particolare, nonostante il suo nome di parco "delle tre valli"!

Ho raccolto il profumo dei petali e delle foglie umide di rugiada nella scatola delle nostalgie, decisa di affrontare la malinconia di ciascuna stagione in parte, nella loro corsa verso i colori sfumati della natura e della vita. Presto....

... "Arriverà l’autunno
per assaggiare il vino
della botte
dei ricordi.

Ebbra di bello,
mi avvolgerò il corpo
e la mente
e l’anima
nel manto bianco
della neve."

Scritto da Marilena Rodica Chiretu


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