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23/11/10 - 392 click

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penna Nennè

Nennè
Sei spuntata dal mare.
Ad un certo punto la tua figura si stagliava alta tra il mare e il cielo.
Venivi avanti piano,con i piedi nell’acqua e il vento che ti incollava addosso e faceva svolazzare il tuo lungo vestito,un caffetano con ricami e disegni viola,sulla testa, avvolta in un fazzoletto bianco,portavi un cesto che tenevi elegantemente in equilibrio e sulle spalle uno zaino.
Venivi avanti,quasi con fatica,tra sole,mare e sabbia.
Non so cosa mi ha spinto a guardarti con insistenza:forse in quel momento mi sono venuti in mente le immagini che spesso la TV ci mostra di paesi dell’africa,per la precisione i due volti dell’africa:quella turistica fatta di hotel di lusso e quella di villaggi sperduti con donne che stringono al petto neonati denutriti dai grandi occhi spalancati su un mondo cosi indifferente e donne che fanno la fila per attingere l'acqua da un pozzo magari sporca.
Quel tuo cesto sulla testa,cosi elegantemente portato,mi faceva proprio pensare alle donne del tuo paese che vanno al fiume,cantando,per lavare i loro panni.
Ti ho chiamata e ti ho invitata a mostrarmi la tua mercanzia.
Ti sei sfilata lo zaino e il cesto sulla testa e ti sei lasciata andare all’ombra dell’ombrellone sulla sabbia con un sospiro.
Già eri stanca di quel tuo vagare sotto il sole e quell’ombra ti faceva proprio piacere,hai disteso un asciugamano sulla sabbia e pian piano hai messo in mostra i tuoi tesori.
Io ti osservavo e…. sognavo….la tua pelle nera come l’ebano risaltava sul tuo vestito:era lucida per il sudore che imperlava la tua fronte e i tuoi denti mentre parlavi,erano bianchi come perle.
In quel momento l’ombrellone si era trasformato in un grande baobab dalla fresca ombra e intorno udivo il ruggito del leone i gorgheggi degli uccelli e gli strepitii delle scimmie.
L’Africa era li,tutta in quel piccolo spazio,cosi vicina eppure cosi lontana geograficamente.
Ti ho chiesto il nome:Nennè per semplificare, perché il tuo vero nome era per me impronunciabile.
Ma dietro a tutto ciò che può sembrare etnico,quasi folkloristico,c’era la storia di una donna che era andata via dalla sua casa,dalla sua terra, il Senegal,per poter dare un avvenire migliore del suo ai suoi figli e ai suoi nipoti e che studiava per migliorarsi e per integrarsi tra la nostra gente.

Scritto da michela



Commenti (1):
Giuliana Bologna
alle 20:26:38
del 26/2/12
Leggo, per la prima volta, questo articolo/ricordo e lo trovo molto originale e particolarmente suggestivo, mi piace molto.


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