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16/9/06 - 6496 click

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penna Leone alla carriera a David Lynch

Autore di film sempre difficili da commentare: basti pensare a "La mente che cancella" del 1978, oppure al più famoso "The elephant man", del 1980. Suoi sono anche i film Dune, girato nel 1984, "Velluto blu" escluso dal Festival di Venezia con l’accusa di pornografia gratuita nel 1986, "Cuore selvaggio" la sua pellicola più esagerata e viscerale (1990), "Twin Peaks" (1992), "Strade perdute" (1998), "Una storia vera" (1999) e altri ancora.

Cineasta d’autore nel senso pieno della parola, regista di culto definito “visionario”, certamente sfaccettato e idealistico, David Lynch ha ritirato in occasione della 63° Mostra Internazionale del Cinema al Lido di Venezia, il Leone d’oro 2006 suggello alla sua entusiasmante carriera.

Nato nel 1946 nel Montana dopo aver vinto due Palme d’oro a Cannes, dopo aver ottenuto otto nomination agli Oscar per il geniale "The elephant man" (la ricostruzione romanzata della vita di un uomo, orrendamente deformato a causa di una malattia genetica) Lynch non solo porta a casa da Venezia il trofeo, ma ottiene un palcoscenico mondiale per il suo nuovo film "Inland Empire" per la gioia dei suoi ammiratori che lo seguono da sempre.
Sarà forse una storia faticosa da seguire con una trama oscura, ma vale assolutamente la pena di vederlo.
Film lungo tre ore e che ha richiesto più di due anni di lavorazione.
“Il cinema parla alla nostra intuizione” ha affermato il regista che promette, a chi la sa usare nel giusto mix di intelligenza ed emozione, di far comprendere cose che prima potevano sembrare indecifrabili.
Nel cast del film non poteva mancare la sperimentata coppia di attori Laura Dern e Harry Dean Stanton. Mentre Angelo Badalamenti, già famoso per la mitica serie di "Twin Peaks", è l’autore della colonna sonora.

Il momento più bello della 63° edizione della Mostra, ha affermato il Direttore Marco Muller, è stato vedere con quanta inconsueta e assoluta disponibilità un grande maestro come Lynch abbia firmato autografi per quasi un’ora di fronte al palazzo del Cinema a tutti coloro che lo avvicinavano per salutarlo e congratularsi con lui dopo aver ritirato, mercoledì 6 settembre, il Leone. Di solito timido e defilato forse si è commosso per la grande attestazione di stima che Venezia gli ha riconosciuto.

Il suo modo di fare cinema cerca sempre nuovi limiti alla sperimentazione e alla distorsione, si caratterizza per l’ossessivo uso dei particolari e delle circostanze secondarie, il sapiente intervento delle luci sempre giuste e perfette e dei suoni toccanti e suggestivi.
Scava nell’interiorità dei personaggi, indugia sull’estetica dell’inquadratura, rifugge la così detta normalità, non a caso ama Kafka e i labirinti della psiche umana. Parla spesso di sogni e di fiabe, di insidie nascoste e di imbarazzanti situazioni anche sessuali.
Coscienzioso e pignolo nel suo lavoro cinematografico, determinato nonostante abbia avuto in passato problemi finanziari, è persino difficile identificare il suo cinema con i generi cinematografici consueti. Lui stesso si dichiara addirittura estraneo alla cultura cinematografica tradizionale, lontano dagli stereotipi, attanagliato dalle inquietudini.

In lui predomina una forte componente surrealista, spiegabile per una persona che esercita da 32 anni la meditazione trascendentale due volte al giorno per 20 minuti, come Lynch stesso ha affermato al “Washington Post” nel dicembre del 2005.
Il suo stile narrativo e visivo ha reso i suoi film riconoscibili al pubblico di tutto il mondo (fuoco, fumo, luci artificiali lampeggianti, colore blu, figure femminili inquadrate da molto vicino) anche se non sempre sono stati gratificati dagli incassi al botteghino. Lynch non spiega i suoi film, preferisce che siano gli spettatori ad interpretarli con la propria fantasia e intuizione.

L’impegno di David Lynch si manifesta a tutto tondo non solo nel cinema, ma anche nella pittura, con quadri esposti in Gallerie importanti, e nel sociale: ha istituito la David Lynch Foundation For Consciousness-Based Education and Peace, sta lavorando alla creazione di sette “fabbriche della pace”, ognuna con 8000 insegnanti delle tecniche avanzate di meditazione trascendentale.
Un vero maestro di cinema e di vita.

Scritto da Pierluigi Capra



Commenti (1):
isabella bosco
alle 12:36:09
del 3/1/07
interessante


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